Pensioni, perché chi ha i debiti con il Fisco dovrebbe preoccuparsi: si rischia grosso

Un pensionato che ha debiti con il Fisco dovrebbe davvero preoccuparsi: quando si rischia grosso in caso di accertamenti.

Nel corso dell’anno, sono entrate in vigore nuove regolamentazioni che riguardano il pignoramento delle pensioni per debiti con l’Agenzia delle Entrate e altri creditori.

Scritte INPS
Pensioni, per chi ha debiti con il Fisco brutte sorprese – Feres.it / Credits: AnsaFoto.it

Queste modifiche normative hanno introdotto importanti novità procedurali e limiti specifici per il pignoramento delle pensioni, incidendo direttamente sulla vita economica dei pensionati con debiti fiscali.

Pensioni, chi ha debiti con il Fisco dovrebbe preoccuparsi

Il pignoramento è un processo legale attraverso il quale i creditori possono richiedere l’intervento di un’autorità giudiziaria per recuperare i crediti non saldati aggredendo i beni del debitore. Nel caso specifico delle pensioni, si parla di “pignoramento presso terzi”, poiché l’operazione avviene direttamente presso l’ente erogatore, in questo caso l’Inps.

La legge stabilisce che la parte della pensione soggetta a pignoramento non può eccedere il 20% dell’importo che supera due volte il valore dell’Assegno sociale. Ciò significa che una quota della pensione rimane protetta (fino a 1.077,36 euro), mentre la parte eccedente può essere parzialmente destinata ai creditori.

Cartello Agenzia delle Entrate
Pensioni, rischia grosso chi ha debiti con il Fisco – Feres.it / Credits: AnsaFoto.it

Tuttavia, le regole cambiano quando si tratta di debiti con l’Agenzia delle Entrate. Per questi specifici debiti, i limiti di pignorabilità variano in base all’importo della pensione: 1/10 per redditi fino a 2.500 euro al mese; 1/7 tra 2.501 euro e 5.000 euro; e infine 1/5 per redditi oltre i 5.000 euro mensili. Una novità significativa introdotta nel 2025 riguarda la procedura di recupero crediti da parte dell’Agenzia delle Entrate: non sarà più necessario inviare una cartella esattoriale preventiva prima del pignoramento per determinate tipologie di imposte. L’accertamento esecutivo potrà scattare entro soltanto 60 giorni dalla notifica dell’atto.

Questo snellimento procedurale riduce le tempistiche pre-pignoramento offrendo all’Agenzia delle Entrate maggior agilità nel recupero dei crediti fiscali non pagati. Di conseguenza, aumenta il rischio per i contribuenti inadempienti di vedersela con trattenute sulla propria pensione senza un preavviso tramite cartella esattoriale. Anche gli enti locali vedono modificarsi le proprie prerogative: ora hanno solo 60 giorni (anziché i precedenti 180) dall’inadempienza al pagamento di Imu e Tari per avviare azioni esecutive volte al recupero dell’imposta dovuta.

Nonostante queste strette normative sul recupero dei crediti fiscali tramite pignoramenti, è importante ricordare che esiste la possibilità di richiedere una rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate.

Tale opzione permette ai contribuenti in difficoltà finanziaria di dilazionare il pagamento del proprio debito fiscale in più rate mensili minime da almeno cinquanta euro ciascuna. Infine va segnalato che dal prossimo anno entreranno in vigore ulteriori misure preventive contro gli evasori fiscali: le pubbliche amministrazioni dovranno verificare l’esistenza di debiti fiscali superiori a cinquemila euro nei confronti dei propri dipendenti o pensionati con reddito lordo superiore ai duemilacinquecento euro mensili.

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